di MARISA ROMANO
La porta dell’ufficio solitamente inaccessibile senza regolare appuntamento, è
spalancata. Un breve corridoio sorvegliato da telecamere conduce ad una
grande sala illuminata a giorno da lampade fluorescenti. File di computer
coperti dalle prescritte custodie, poggiano su scrivanie allineate con una logica
che prevede un lavoro collettivo. Scaffali e armadi non contengono alcun
fascicolo, i cestini della carta sono stati svuotati dei fogli appallottolati, le sedie
girevoli con gli schienali raddrizzati, denunciano l’inattività dell’esteso
complesso organizzato per schiere di tecnici.
I tagli drastici apportati ai bilanci destinati alle esplorazioni spaziali ha
desertificato gli uffici: ingegneri progettisti, ricercatori sono stati licenziati
con ordinanza presidenziale per comprovata inutilità di scopo: da tempo, con
monotona regolarità, satelliti lanciati nell’atmosfera mandavano sulla Terra i
soliti segnali catastrofici di inquinamento.
Le variazioni dell’assetto naturale dei terreni e delle acque, l’estrazione
profonda di risorse, il rilascio di veleni nell’aria e nel mare, secondo le
insistenti segnalazioni di scienziati (facinorosi e sovversivi), mettevano il
super potente Presidente di malumore. Egli era consapevole che il suo
personale prestigio e il quasi unanime consenso alla sua Amministrazione
erano dovuti alle veloci attuazioni di progetti che non prevedevano intralci con
attenzioni particolari a bestie inutili che occupavano abusivamente foreste e
mari e tanto meno alla salvaguardia di opere d’arte di uomini che avevano
tolto il disturbo già da secoli.
Tenere attiva una dispendiosa struttura che stava facendo il conto alla rovescia
del tempo restante all’inizio della catastrofe, era assolutamente
controproducente.
La maggioranza parlamentare, in ossequio al suggerimento del signor
Presidente, fece una proposta di legge che avrebbe fatto risparmiare tasse ai
contribuenti: l’abolizione della NASA.
I soliti noti Parlamentari oppositori fecero dichiarazione di voto contrario, quelli
della Destra benpensante e illuminata assicurarono voto favorevole a
condizione fosse approvato il loro emendamento: la destinazione a fini
filantropici del capitale risparmiato.
La legge passò con larga maggioranza dei voti.
L’Illuminato, dunque, in ossequio alla volontà democratica parlamentare,
finanziò progetti per spostare fiumi, perforare montagne, e fondali marini,
eliminare foreste, costruire grattaceli. I fondi destinati allo sport furono
utilizzati per costruire missili lanciati da una squadra di campioni così abili
nella mira da lasciare stupefatti persino coloro che si svegliavano senza il tetto
della loro casa costruita a mille miglia di distanza.
Sara, una giovane donna di colore, infagottata in una tuta bianca, stava
passando sulle scrivanie un morbido straccio per eliminare il sottile strato di
polvere che aveva opacizzato le superfici e con energia raddoppiata, sfregava
gli aloni lasciati da tazzine o bicchieri usati nelle pause operative degli
impiegati, quando uno squillo del telefono la fece sobbalzare. Era un segnale
assai improbabile di richiamo in quel luogo deserto e silenzioso da tanto
tempo.
Pensò che l’ultima segretaria era stata messa in cassa integrazione già da mesi
e sostituirla non era tra le sue mansioni. Dopo un attimo di esitazione, scrollò
le spalle e continuò a girare lo strofinaccio sul ripiano della scrivania.
Il telefono continuò a squillare, poi si zittì per qualche secondo e riprese
ancora insistente. Al quarto squillo la donna fu colta dall’ansia, ma restò nella
convinzione che non fosse necessario un suo intervento su quel telefono. Altri
squilli, altra pausa. Ancora squilli.
Indispettita Sara decise di mandare al diavolo quell’importuno che le toglieva il
gusto di completare in santa pace il suo lavoro e si incamminò decisa, sempre
impugnando lo straccio, nel corridoio che portava all’ufficio che fu del Grande
Capo. Solo quando entrò nella stanza si rese conto che stava per assumere un
impegno dirigenziale della NASA ed ebbe una vertigine che la fece traballare
sugli zoccoli. Ma il telefono aveva smesso di squillare. Allora la donna sospirò
sollevata e si voltò per uscire; ma ecco gli squilli che le sembrarono ancora
più perentori.
- Pronto! - disse Sara così irritata e frastornata da non rendersi conto che
stava quasi urlato.
Una voce profonda maschile si affrettò a rispondere:
- Pronto, pronto, finalmente! Sono Leonardo, Leonardo da Vinci. Devo
comunicarvi che sulla Terra avete un problema…-
- Fosse uno solo…- bofonchiò Sara parlando tra sé.
Il suo interlocutore udì solo un brontolio incomprensibile e riprese subito
alzando la voce e scandendo bene le parole:
- Pronto, Houston, attenzione fra un mese tempeste di vento colpiranno tutto
il mondo, il mare con onde altissime rigetterà la spazzatura prodotta nell’ultimo
secolo e ogni angolo della Terra sarà ricoperto da marciume putrido. Nessun
essere vivente potrà scampare dall’esserne ricoperto e soffocherà.
Sara sentì la fronte bagnarsi di sudore, istintivamente si passò lo straccio che
serrava nel pugno sulla faccia e strillò disperata:
- Signor Leo, ma stai dicendo la verità? Io ho quattro figli, devo metterli in
salvo, che posso fare…
Cercò di riprendere fiato e riprese arrabbiata:
- Ora che mi hai dato questa notizia di sventura tu hai il dovere di trovare una
soluzione, altrimenti devo pensare che hai telefonato solo per farmi uno
scherzo di pessimo gusto.
In una lunga pausa si udì solo il respiro affannato dei due interlocutori che
evidentemente cercavano di raccapezzarsi con chi e di cosa stavano parlando.
Fu Leonardo a riprendere la calma e la conversazione.
- Gentile signora, mi dica quale è il suo nome, quale carica ricopre negli studi
di ricerca della NASA e se ha titolo per prendere decisioni sull’argomento che
ho accennato. Forse per la troppa concitazione non sono riuscito a passare il
messaggio di estrema gravità. È urgente che gli scienziati della Terra si
riuniscano subito per organizzare un piano di sgombero di esseri umani,
animali e piante che altrimenti saranno destinati all’estinzione.
- Signor Leo, io sono Sara, la donna delle pulizie. Ma tu dove vivi! Non leggi i
giornali? Tutti sanno che la NASA ha smesso di fare ricerche, che gli scienziati
sono stati tutti licenziati da anni; i più anziani si sono ritirati nelle loro casette
di campagna e coltivano l’orto mentre i più giovani fanno i camerieri nelle
pizzerie di mezzo mondo. Come accidenti pensi che io possa rintracciarli e
organizzare la salvezza del mondo.
La voce di Sara termina con voce supplichevole:
- Signor Leo, ora che mi hai fatto sapere di questo terribile guaio che ci
capiterà devi assolutamente impegnarti per mettere in salvo me e i miei figli.
Ancora una pausa nella conversazione occupata dai singhiozzi di Sara. Poi…
- Pronto, Sara?
La certezza che la conversazione non si è interrotta rincuora Sara che incalza:
- E magari anche mio marito, poverino che soffre di reumatismi e nell’umido
non può stare, e poi ci sarebbe il fidanzato della ragazza grande che è
disoccupato ma che ha tanta buona volontà. Ci sarebbe l’amichetto di Tonino:
hanno la stessa età e si farebbero compagnia, sono piccolini non occupano
molto posto. E la nonna, che è tanto affezionata all’ultimo nato e le si
spezzerebbe il cuore a vederlo andar via. Siamo d’accordo, signor Leo?
La voce di Leonardo si è fatta dolce, quasi allegra.
- Calmati Sara e ascoltami bene.
Ora tu non perdere altro tempo e va in quel complesso vicino al mare,
l’ex ospedale psichiatrico ormai dismesso da tempo. In uno dei saloni hanno
improvvisato uno studio un gruppo di artisti che creano fantasmagoriche
scenografie assemblando pezzi di materiali di scarto.
Questi sognatori ti aiuteranno a costruire una navicella spaziale che
porterà te e i tuoi cari sopra le nuvole in attesa che sulla Terra il caos
lasci posto a un nuovo ordine.
Ricorda di portare con te una pianticella di girasole per sapere sempre da che
parte è la luce, una gallina che vi regali l’uovo che è promessa di vita, e un
alveare per avere un poco di dolce nella bocca anche nell’esilio.
Buona fortuna Sara.