(di Simona Ugolotti)
Finalmente posso restare a casa, anzi devo restare, non mi posso proprio muovere: nevica! E qui, quando nevica non sai mai quanto durerà la neve, al momento son contenta, so che dopo non sarà così, so che poi magari rimarrò senza fieno e mi toccherà camallare alla mia casa le scorte degli amici di montagna. Forse questo non accadrà, ma certamente quando si scioglierà la neve camminerò per diverse settimane sul fango, un fango speciale, infinito, contagioso, con le mie bestie faremo ovunque sentieri e solchi marroni, una bratta della madonna. A fermare le culate saranno le radici scoperte a furia di andare avanti e indietro e qualche appiglio improvvisato che si consumerà. Però oggi son felice, ho abbastanza scorta di fieno per le pecore e granaglie per le galline scampate alla volpe e al Natale. Questa visione mi rilassa, mi fa godere, resterò chiusa in casa a sistemare le mille cose rimandate, ordine e pulizia. La neve mette tutto a posto, copre il disordine, nasconde teli svolazzanti, secchi, cisterne, tavole, lavori abbandonati...pian piano i suoni cominciano ad attutirsi fino ad un silenzio unico: solo la neve può far tacere la montagna. Il secchio ricoperto pare un dolce alla panna , le ringhiere diventano perfette, livellate, bianche, scompaiono ruggine e buchi, le grondaie e i tetti finalmente si raddrizzano. Con la prima neve, nei boschi, appaiono casolari e cascine abbandonate, sconosciute, diroccate, appaiono addirittura le tracce di antichi paesi. Anche se è già l’ora di fare il giro degli animali nessuno protesta, sono in attesa silenziosa, credo siano certi del mio arrivo oppure risparmiano energia per affrontare l’inverno. Lo faccio con gioia, sarà la mia unica uscita, quella per le mie bestie. Cappello, giacca, scarponi già imbrattati, e metto i piedi nella neve, uno scricchiolio unico, un suono che mi porta subito da Italo. Italo è un amante che ha una casa in paese, è uno di città, ma quando nevica prende ferie e se ne viene in montagna, ed io cammino sui suoi passi per non rivelare ai paesani la mie visite a casa sua. Dai camini accesi scopri chi sia meglio evitare, anche perché siamo gli unici coetanei, con un piccolo ragionamento è facile intuire la nostra intesa, meglio evitare, e poi è così eccitante e divertente: La neve è anche eccitante e divertente. La notte la passo da lui, ma prima che si riaccendano i camini torno sui nostri passi. Nella notte non ha nevicato, il mio ripasso sui passi è efficace senza che a Italo tocchi uscire. La neve rivela chi ci gira intorno: il tasso, volpe e gatti son i primi ad apparire, sono in cerca di cibo e sanno che intorno a casa mia potranno trovare qualcosa, è stato con la neve che ho scoperto che il tasso tutti i giorni mi faceva visita includendomi in un cerchio di impronte, e sempre grazie alla neve, ho beccato il passaggio della volpe per entrare nel recinto del pollaio. La volpe è veramente furba! E il tasso costante. Continua a nevicare, forse è meglio puntellare il tetto, per fortuna non è un lavoraccio, i legni son già pronti della scorsa nevicata, basta un attimo, posso tornare a a casa, fumare e disegnare. La Neve ha diversi colori e dimensioni, alle volte son fiocconi pesanti che sembrano bocconi, si poggiano senza vento e raggiungono altezze stupefacenti, alle volte son lamelle appicicose che costruiscono montagne e scogli appoggiandosi sui muri delle case, alle volte è così fine e ventosa che te la trovi fin nelle mutande! Un anno vennero neve e galaverna rosa...una combinazione magica e unica tra sabbia portata dal vento del deserto e la nostra neve...tutti lo ricordano, anche il disgelo fu incredibile. Ora nevica fine fine fitto fitto che sembra nebbia. La nebbia, quella vera, vista da sopra è piatta, quando c’è la nebbia in montagna al mondo siamo soli. Son certa che anche in tempi durissimi, quelli di mio nonno, in campagna nascevano poeti e artisti. Alle volte quando raccontano di quello che accadeva, nella durezza appaiono sempre descrizioni di immagini uniche, poetiche, come per alleviare fatiche privazioni e dolori. La Bruna, la mamma di Ugo, non aveva mai visto il mare, eppure il mare non era così lontano. Camminava tutta storta ripiegata dalla fatica della sua vita, a servire uomini e animali, a portare pesi come un mulo. Facevano fieno in montagna con le falci e poi nei gaggiùn lo caricavano sulle spalle, attraversavano il fiume con i trampoli, ore e ore di cammino, per poi entrare in una stalla calda e piena di mosche a mungere, appena finito di mungere si preparava subito il formaggio, non c’era mai fine alla fatica. Non mangiava mai al tavolo con gli uomini, cucinava, serviva e poi stava con il piatto in mano seduta su di uno sgabello di fianco alla stufa. Quando andavo a far visita alla Bruna, magari perché dovevo comperare fieno o vacche dal figlio, facevo il giro delle stalle insieme a lei, intanto le davo volentieri una mano, era di una simpatia unica, quando porgevo il primo cordiale saluto: “Ciao Bruna, come va?” rispondeva ridendo: “Eee...tutta storta” alludendo alla sua schiena. Bruna alzò con uno sforzo la testa sulla vallata e indicando la nebbia mi disse che il mare lo immaginava così: “Vedi quello è il mare... e le montagne che spuntano dalla nebbia sono i bastimenti, e se guardi bene bene la nebbia si muove leggermente: quelle sono le onde.” La Bruna nonostante tutto era piena di arte ed ironia. Ero troppo giovane per capire che dovevo passare un po' più di tempo con te, che la tua allegria era fatta per invogliarmi a restare. Negli anni ho fatto i conti con la fatica, con il ghiaccio, la neve, i lupi, le bestie e gli uomini. Qualcosa di più avrei potuto imparare, quell’abbraccio solidale posso dartelo solo ora , solo nei ricordi, ma vale, vale tantissimo. Continua a nevicare, in paese, tra donne, fioccano inviti a pranzo a condividere le scorte più pregiate, addirittura la Franca nonostante le sue deboli gambe è venuta a casa mia, ed io vivo sopra al paese, è stato Enrico ad aiutarla a salire. Si gioca a carte si ride e si racconta, sono le giornate che si scoprono le storie delle persone, le storie di un paese, sono giornate dove si rivelano fatti e misfatti, si gode a far delle gran “ciattellate”...ce ne vogliono di nevicate per sapere, per sapere chi siamo, e da dove veniamo, è la luce della neve a far miracoli Mi chiama Ema, è rimasto senza acqua per le bestie, e lui ne ha tante, quindi gambe in spalla, ci vorranno almeno tre ore per arrivare a piedi con tutta questa neve, viene anche Italo a darci una mano e meno male perché questi lavoracci son quelli che ti fanno maledire la neve, ci bagneremo, secchi pesanti e corde ghiacciate ci spaccheranno le mani, ma so che rideremo lo stesso tantissimo. Troveremo il modo di ridere della fatica, questi lavori finiscono sempre bene, dopo tanto giaminare finiamo tutti intorno alla stufa ad asciugare quello che si può e se non c’è altra urgenza un bel piatto di minestrone diventa il massimo della vita. Emanuele mi ha sempre aiutata, lui di fieno ne fa tanto, ne fa anche un po' per me. È vero, in campagna si litiga ancora per un centimetro di terra, ci si toglie il saluto per una pecora scappata o un cancello lasciato aperto, per un tronco di legno, oggi anche per i posteggi e le antenne TV, però siamo solidali, una solidarietà sincera, senza dubbi, non si esita mai: oggi a me domani a te. Stamattina c’è finalmente il sole, la luce è potentissima, il sole sul bianco della neve dopo tanto torpore regala una gioia unica, anche le oche gridano di felicità! Nella mia piccola comunità composta di cane, asino, gatti, pecore e tantissime galline tutti sappiamo distinguere senza dubbi cosa gridano le oche: alle volte sono in allarme, alle volte minacciano o litigano, ma alle volte sbattono le ali e gridano di felicità...sembra sempre lo stesso starnazzare, ma non lo è. Noi di montagna abbiamo orecchie fini. Quando nevica sarebbe bellissimo restare a casa!
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Pubblicato in un libro con altri racconti in seguito alla partecipazione al concorso 2017 (premiata nella sezione segnalazioni) (Parole di terra DI PENTAGORA) ---RACCONTI DI TERRA (ed. Un sedicesimo, narrazioni)