Eravamo alla fine degli anni 80 quando cominciai a mungere e già si faceva il formaggio per il mercato di Busalla, era necessario trasformarlo perché la centrale del latte di Genova, che allora produceva il "latte Oro", lo pagava poche lire, ma molti, un po per abitudine e un po perché si facevano bastare quei pochi soldi, preferivano darlo alla centrale; si lasciava a terra sulla strada quel bidone di latte appena munto e prima ancora che il sole sorgesse, Pietro era già passato.
C' era Torrigino e Pietro il lattaio che facevano il giro in vallata, Torriggino passava da Crociefieschi e Pietro partiva da Mignanego sui Giovi.
Forse erano gli stessi contadini che non macellarono la mucca Cabannina, nonostante gli incentivi statali, erano quelli che sapevano quanto fosse importante che la centrale rimanesse comunale.
Il comune garantiva a se stesso di andare sino in cima al “bricco più imbriccato” a prendere il latte, per assicurarsi che quel contadino rimanesse a vivere in quella valle, in quel territorio la sua presenza garantiva prati e boschi puliti e se vicino a quel contadino ci fosse stato un altro contadino, avrebbero anche naturalmente collaborato alla pulizia per agevolare il fluire delle acque durante le furibonde piogge invernali, quelle piogge che oggi arrivano in città più rapide e cariche che mai!
Gli effetti della centrale comunale si riflettono sul benessere di tutta la comunità, lo dice il nome stesso; Aiuta al presidio del territorio, un necessario “servizio civile” di prevenzione agli incendi e alluvioni, sentieri puliti e prati e boschi praticabili.
Conseguenze che portano in città un buon latte fresco veramente nutriente, aggiungiamo pure che nell'entroterra Ligure dove non ci sono basilico e fiori abbiamo anche uno scarso utilizzo di pesticidi e di vari veleni. lo affermo per logica e per pratica.
Il costo di quella benzina che si mette nel camion di Pietro non è nulla rispetto a quello che costa alla comunità l'abbandono delle campagne!
Quando il comune decise per la vendita alla Parmalat (1992) ci furono molte proteste, non si voleva la cessione alla Parmalat, proteste contro la privatizzazione, proteste di buon senso, proteste che gridavano al mantenimento del bene comune che era la nostra centrale del latte di Genova!
Si arrivò a firmare un accordo dove la Parmalat si sarebbe impegnata a prendere quel bidone nel “bricco più imbriccato”.
Ma appena fu ceduta adottarono i “soliti modi” per togliersi la zavorra del contadino, certo, per un privato costa cara quella benzina da mettere nel camion di Torriginio, che rimase a lavorare ancora per poco alla Parmalat, raccontava che per gli operai della centrale si stava mettendo malissimo e ormai erano mesi che non pagavano i contadini e di conseguenza molti si stufarono, cedettero al macellaio le vacche oppure si misero anche loro a fare il formaggio, quel formaggio che di conseguenza alle nuove norme igieniche, poco dopo smisero di fare.
I tecnici della Parmalet accompagnati dai veterinari cominciarono a fare il giro delle stalle e molti contadini ignari delle conseguenze gli accolsero in casa offrendo orgogliosi qualche assaggio delle prelibatezze di campagna.
Appena raccolsero tutti dati necessari scoppiò il caso del latte sporco, il latte dei contadini e la loro carica batterica elevatissima, quella carica che più la lasci nel bidone più aumenta, quella carica batterica che si abbatte con la solita e garantita pastorizzazione, che ogni centrale de latte pratica, oppure si fanno tanti buoni “biscottini di batteri cotti” che non ammazzano nessuno e non hanno mai ammazzato nessuno.
Anche il formaggio è una biotecnologia naturale ad opera dei batteri, una sana e gustosa trasformazione, quel latte che se non bevi appena munto, meglio fare del buon formaggio, e i contadini lo sanno lo praticano da sempre e senza mettere nessun copyright.
La Parmalat ebbe il consenso dei cittadini che credettero nella necessità di aumentare quelle norme igieniche fondamentali per la salute di tutti, quindi; stalle piastrellate, obbligo di refrigeratori e mungitrici elettriche, tubi e tubetti, pastorizzatori, guanti, cuffiette, saponi, ecc...
Contenti tutti i produttori della lista sopracitata e il contadino impoverito, indebitato sino al collo, debiti che si chiamano “incentivi statali” per vendere quella ventina di litri di latte al giorno, e manco tutti i giorni. Mia nonna ironicamente esclamava : “poveri ma puliti”.
Non farò mai la raccolta punti della Parmalat e con me una grossa comunità di cittadini e contadini che praticano il buon vivere che scavalcano leggi proponendo alternative legali, che evitano trappole per continuare a fare quella buona formaggetta.
Ci sono persone che si permettono il lusso illegale di bere un latte appena munto o l'uovo appena fatto.... e come dice il gestore dell'emporio sotto casa: “ma mia un po che devo tenere i veleni in vetrina e le cose buone sotto banco!”.
Simona Ugolotti
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GRAZIE
la foto "latte oro" e stata inviata dal prezioso collezionista Valente Gianni http://www.newcartolineliguria.it/
disegni di Simona Ugolotti
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SEMISERI SEMISERI è il titolo, è la storia delle feste dello scambio del seme, di come ci siamo arrivati, è la storia della nascita delle associazioni come Il consorzio delle quarantina e della ...
IN SEMISERI SI PARLA ANCHE DELL'IMPORTANZA DELLA CENTRALE DEL LATTE
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CAMPAGNE DA SOSTENERE
Ci sono molti modi per combattere un sistema sbagliato che crea abbandono della terra o avvelenamento della terra, un sistema che non pensa al fututo.
Nel contadino l'idea di futuro è intrinseca, senza pratica del futuro non si può essere contadini e senza contadini non si campa.
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