di Simona Ugolotti
..Dopo aver letto questo breve elenco dei ricordi di mio padre raccontati in un suo libro: "Retroquintizzando" automaticamente è venuta anche a me la voglia di raccontare la mia "attività" dietro quelle quinte, a quelle quinte più profonde e fantasiose di bimba e poi anche di quelle emotive: finché stai dietro alle quinte, hai solo paura. In casa nostra, trovare la sala d'entrata trasformata in una piazza o in una cucina, tutto finto, di scena, pareva fatta per noi bimbi perché finta; ho colorato di verde quelle cassette della frutta diventate persiane e ho subito imparato che nulla si crea e tutto si trasforma che per noi genovesi equivale a dire: «Non si caccia via niente... può sempre venirti bene.» Ho visto risolvere l'impossibile prendendo quel “coso” strano dentro a quella cassetta di tante “cose” strane... guai a toccarle. Andare con il papà, nel suo furgoncino, era un gran divertimento perché con mio fratello ci infilava tra le quinte. Costruire una nicchia di ossigeno tra le tavole e mettere qualche coperta affinché il sedere non patisse il lungo viaggio per noi era un gesto d'amore. Certo! perché riusciva a trovare il modo di portarci a vivere questa grande avventura! roba che oggi, come minimo, gli toglierebbero la patente. Era bello perché mangiare in quelle tavolate da festa dell'Unità, per noi era come andare al ristorante. Appena arrivati il papà beveva per riprendersi dal viaggio, e a noi toccava minimo minimo il gelato se non già le frittelle, poi cominciava la scuola di imprecazioni, cioè cominciava il montaggio delle quinte... per un po' cercavamo di renderci utili, ma in realtà peggioravamo la situazione e, quando le imprecazioni si facevano più pesantemente colorate... sì, era meglio andarsene... Che bellezza liberi dal controllo degli adulti:
scorrazzavamo per la festa o sagra che sia trovando nuovi amici.
Ad un certo punto arrivavano tutti gli attori, all'inizio tranquilli quasi spavaldi scherzavano con noi poi piano piano la tensione saliva... qualcuno, discutendo, quasi arrivava al litigio; e anche qui era meglio andarsene di nuovo. Seduti sulla nostra postazione pronti ad attendere l'inizio ci sentivamo friggere perché già avevamo
respirato tutta la tensione del “prima di cominciare”. Appena finalmente iniziava la commedia, passava il friggimento e cominciava il divertimento. Noi le commedie le sapevamo tutte a memoria! Quindi aspettavamo l'errore: vederli arrampicarsi per trovare una soluzione a me divertiva un sacco, vedere gli adulti in trappola soddisfa la parte sadica di ogni bimbo. Sapere le loro parti a memoria era anche strumento per prendere in giro gli attori che per noi erano solo gli amici di mio padre, non attori, quello di salire sul palco era solo il gioco dei grandi. La vittima preferita fu la figlia della Rosetta... ancora adesso ogni tanto capita di ricordarla recitando ancora la sua parte: “orriæ savéi perché sce igiornaletti che a-e
figge comme mì fan sempre lëze... gne gne gne gne...”
C'era un altro “patire” che è solo del bambino: per me vedere mio padre che litigava sul palco perché era nella parte, mi faceva soffrire, mi sembrava arrabbiato veramente. Piano piano negli anni è toccato pure a me salire sul palco e per mia fortuna solo per cantare, anche perché se ne stava approfittando del fatto che io cominciassi a suonare la chitarra, e non ricordo nessuna paura a cantare canzoni tipo “Gorizia”. Canzone di guerra certamente non adatta ad una bambina, ma io avevo capito perfettamente cosa stavo cantando e quindi lo facevo con la massima serietà; ho percepito subito le vibrazioni delle emozioni che rimbalzano tra pubblico e voce ed ancora oggi vado sempre a ricercarla affinché la magia avvenga.
Dopo una lunga pausa di più di 20 anni, il papà a sorpresa risale sul palco e rifà tutte le vecchie commedie con altre compagnie, ma per me nessuna reggeva il confronto con la prima, fino a quando non crea la Compagnia del Teatro Ruspante dove si respira la cara vecchia aria di amicizia tra gioie e dolori e se le riadatta alle nuove figure. Ora la mia parte entra in gioco per fare le musiche ai suoi testi, le faccio e le canto ed ora con me c'è anche mia sorella Greta, che non era ancora in vita al primo round. Insieme abbiamo preparato la nostra parte per la commedia più amata anche dai vecchi amici che tornano sul palco con mio padre come il caro vecchio Elvidio, sempre nella sua parte di nonno nella commedia “Tanto pe no scordäse”; vi assicuro che tutto era vissuto con grande emozione e rispetto per questo testo che ricorda che la guerra non è bella! Ecco, la sfortuna di cantare è che ti tocca sempre cominciare e quindi ora tocca a me! Una volta arrivai tanto in ritardo che mi dimenticai la cinghia per la chitarra, quindi per l'arte del “tapullo” con una corda cominciai appunto a “tapullare” ma intanto la chitarra era scordata e il papà all'ultimo momento mi propone di partire dal fondo della sala, cantando per poi salire sul palco e scomparire dietro le quinte... ma intanto la chitarra era scordata ed io tanto agitata da non riuscire ad accordarla in tempo, nemmeno mia sorella accorsa ad aiutarmi riesce ad accordarla quindi è tardi tutti son pronti:
ormai devo andare! Si va in scena! Allora escogito la soluzione di mettermi la chitarra sulle spalle alla cow boy e con disinvoltura cammino cantando nei corridoi tra il pubblico come se nulla fosse, ma a tradirmi, c'è una lunga corda attaccata alla chitarra che vedo solo alla fine, quella corda che mi doveva servire per fare la cinghia me la dimenticai e appena svoltai dietro alle tende la vidi e cominciai a tirarmela su. La trascinai lungo tutto il teatro... come una coda! Tra il pubblico si sentiva ridacchiare.
Ora torno bambina e vado tra i professionisti, dove mio padre aveva la sua parte da narratore, narratore e traduttore: aveva tradotto in dialetto genovese la “Histoir du surdat”, sentii per la prima volta parlare del regista e ne ricordo ancora il nome da quanto si capiva l'importanza e la fama di questo regista, ma la meraviglia è che c'erano orchestra e ballerini! Noi bimbi potevamo girare, bastava non rompere le scatole, le prove si facevano dentro un capannone gigante, c'era spazio per tutti ed anche altri avevano dei figli da piazzare! Stavamo incantati a sentire l'orchestra quasi più ipnotizzati da quell'oggetto misterioso che era il metronomo che dalla musica, anche se sortiva un certo effetto sentire la potenza del violino: come poteva un oggetto così piccolo fare tanto rumore solo sfregando un bastone su delle corde? E vedere i ballerini ballare senza musica? Con quei colpi sordi dati dai piedi sul palco. In effetti con la musica non si sente tutto quel baccano! Che i ballerini fossero leggeri come si vedevano in TV per noi non era già più vero. Poi c'è sempre il cattivo cioè colui che di istinto i bambini temono... e questo era un grossone con tanto di baffoni, era l'addetto alla ruota. Lui con una corda doveva far girare un enorme cerchio che a sua volta girava sul palco, per far girare sopra i ballerini, era una cosa pesantissima e questo omone faticava molto. Ovvio che uno così,
lo sanno anche i bambini, è meglio farselo amico. Ed io abile nel fare amicizie, in un momento di pausa, con il palco vuoto, andai nella postazione di quell'omone. Vidi la corda e la presi in mano... era durissima, mi concentrai tanto con uno sforzo di volontà oltre che di braccia che riuscii a farla muovere, ed una volta partita riuscii a farla girare tra lo stupore di tutti... in quella occasione divenni una leggenda: una bambina straordinariamente forte! Per tutta la mia vita rimasi una donna straordinariamente forte! L'omone coi baffi divenne amico, anche se lo prendevano in giro per l'accaduto.
Il teatro fu il modo di mio padre per raccontare una memoria, la memoria della sua vita, che era anche quella di un popolo: la guerra, il lavoro, la casa, la coppia, la famiglia, Genova e il suo dialetto. Un teatro di dura denuncia a momenti drammatica, perché reale, ma anche su tutto ironizzava per i suoi paradossi, potevi ridere della fatica del lavoro, come dei dolori della guerra, perché nella vita per poter sopportare gli abusi e i soprusi quotidiani ci tocca imparare a riderci sopra e a vederci, ahimè, il suo lato positivo. La lotta con la piazza oltre che utile è anche divertente!
Questo l'ho imparato subito: infatti oggi, dopo quasi 30 anni di di vita in campagna, ho fatto la contadina-pastora , ora sono anch'io a cantare e a far spettacoli in giro e racconto di semi, campagna, e partigiane, della guerra, del lavoro, la casa, la coppia, la famiglia, di Genova e il suo dialetto. Un teatro di dura denuncia e a momenti drammatico perché reale, su tutto ironizzo, rido della fatica del lavoro, e dei dolori della guerra, perché nella vita, per poter sopportare gli abusi e i soprusi quotidiani, mi è toccato imparare a riderci sopra e a vederci, ahimè, il lato positivo, e nelle piazze con tanti giovani amici pieni di rabbia riusciamo a divertirci e a unirci nonostante tutto!
di LISTA DEI TESTI CHE TROVERETE IN QUESTA PAGINA
(non corrisponde esattamente alla sequenza in cui vengono ora citati)
Due testi con foto bellissime! SU GALLINE, POLLI E POLLAI del 1920 :
- Illustrated_Poultry_Primer.pdf
- Incubation_of_hens_eggs.pdf
SU GALLINE, POLLI E POLLA
- Manuale allevamento galline (di simona ugolotti) (PERSONAL-EDIT)
- AVICOLTURA PRATICA Di Luigi Pochini Trasposizione ad E-book a cura di http://www.oryctes.com/
- Pollicolturapadovana1934.pdf
- Avicoltura Pratica, II ed., 1905, di Luigi Pochini.
ALTRO
- La Rivoluzione Del Filo Di Paglia - Masanobu Fukuoka.pd
- Artusi ricette.pdf IL PIÙ FAMOSO LIBRO DI RICETTE
- QUADERNETTI POETICI DI ROBERTO MARZANO
- Libretto colora e impara sulle API - (di simona ugolotti)
ARTICOLI/PUBBLICAZIONI DI SIMONA UGOLOTTI
- IL MELO SULLA MAPPA DEL CUORE (InNatura)(2017)
- GALLINE AMICHE MIE CARISSIME (InNatura)(2018)
- QUANDO IL LATTE ERA ORO (il secolo xix) (2016)
RACCONTI E PUBBLICAZIONI DI SIMONA UGOLOTTI
- IMPRONTE FRESCHE pubblicato su un testo con altri racconti in seguito alla partecipazione al concorso 2017 (Parole di terra DI PENTAGORA) ---RACCONTI DI TERRA (ed. Un sedicesimo, narrazioni)
- GEMELLE BINELLE (pubblicato sui quadernetti poetici di R.Marzano e sul sito di Manuela)
- LE PAURE DI ARLECCHINO (favola. PERSONAL-EDIT)
- Libretto colora e impara sulle API - (di simona ugolotti)
- PRIGIONE BOLLENTE (pubblicato sui quadernetti poetici DI ROBERTO MARZANO)
- QUINTE DI BIMBA un mio racconto di quando facevo teatro con mio padre.(sotto intero)
"IMPRONTE FRESCHE" è un mio racconto risultato tra i segnalati al Premio nazionale di letteratura rurale “Parole di Terra” 2017
Racconti di terra -2017 ed stampato da Delfino& Enrile editori in Savona
Il libro su cui è stato pubblicato il mio racconto non è più in vendita, ma un pezzetto da me scelto intitolato "BRUNA" è stato pubblicato sul Blog di Penagora con tanti altri bellissimi racconti...un giro tra storie sincere come la terra. "IMPRONTE FRESCHE " intero POTETE LEGGERE SOTTO O SCARICARE IL PDF
IMPRONTE FRESCHE -racconto di S.Ugoltti- segnalati al Premio nazionale “Parole di Terra” 2017
Storie di binelle: Simona Ugolotti
E poi non si dica che i blog sono strumenti per egomaniaci! (Non per questo mi voglio tirare fuori indenne dalla categoria, beninteso...) Ho il piacere di ospitare qui una delle mie "alunne" (e ...
https://corpodeltesto.wordpress.com/2016/05/02/storie-di-binelle-simona-ugolotti/
MANUALE PER GALLINE E CONTADINE RUSPANTI LIBERE E FELICI NUOVA EDIZIONE 2017 Manuale sull'allevamento di galline: Scritto e vissuto da Simona Ugolotti ed. Personal edit.Autori-Autogestiti-Associati
scaricabile il PDF euro 3.00 Potete acquistare pagando direttamente paypal.me aggiung
MANUALE PER GALLINE E CONTADINE RUSPANTI LIBERE E FELICI NUOVA EDIZIONE 2017
John Seymour (12 June 1914 – 14 September 2004) was a prolific early author in the self-sufficiency movement. He had multiple roles as a writer, broadcaster, environmentalist, agrarian, smallholder and activist; a rebel against: consumerism, industrialisation, genetically modified organisms, cities, motor cars; an advocate for: self-reliance, personal responsibility, self-sufficiency, conviviality (food, drink, dancing and singing), gardening, caring for the Earth and for the soil.
-wikipedia-